Grande successo per la sedicesima edizione del Premio letterario Civitas Vitae: “Trenta storie, quadri di vita”
Giovedì 9 novembre a Vedelago si è tenuta la premiazione della XVI edizione del Premio letterario Civitas Vitae, istituito dalla Fondazione OIC onlus per raccogliere i racconti e le memoria di ospiti e amici della fondazione e promuovere i rapporti intergenerazionali. “Oltre 140 – scrive di noi il Gazzettino di Treviso – gli elaborati esaminati dalla giuria presieduta dalla scrittrice, traduttrice e accademica Antonia Arslan. Oltre un terzo scritto da ospiti della stessa Fondazione Oic mentre la parte restante è arrivata da tutta Italia. A conferma, in questo caso, di un sempre maggiore riconoscimento del premio come promotore di scambi di conoscenze tra persone di generazioni diverse. Una trentina gli elaborati prescelti, racchiusi in un agile volumetto edito da Cleup”.
Una sfilata di affascinanti abiti da sposa a cavallo di epoche diverse ha accompagnato la cerimonia in una sala gremita in ogni ordine di posto: “Ogni anno scegliamo un argomento diverso, in grado di stimolare i ricordi e le testimonianze di chi vuole partecipare a questo piccolo concorso – ha spiegato Antonia Arslan al quotidiano – spesso leggiamo dei quadri di vita del passato molto interessanti, a volte di grande freschezza, davvero ben scritti. Si pensi a che cosa sono stati i matrimoni appena finita la Seconda Guerra Mondiale, in un momento in cui le speranze risorgevano. C’era povertà, ma allegria e gioia di vivere non mancavano”.
Ad arricchire la cerimonia, come detto, una emozionante sfilata di abiti da sposa dal 1966 ad oggi. Grande è stata l’emozione dei presenti, in particolar modo degli ospiti, che attraverso la passerella hanno potuto rivivere ricordi preziosi dei loro matrimoni ma anche di quelli dei loro figli e nipoti. A renderla possibile la presenza come modelli di studentesse e studenti della Scuola Professionale Lepido Rocco di Castelfranco Veneto.
Chiude poi il quotidiano con un tratteggio dei lavori esaminati: “Storie personali di grande semplicità, dalla richiesta della mano dell’amata senza tanti giri di parole, alla cuoca “a chiamata” per gli sposalizi di campagna, alle due sorelle che hanno utilizzato lo stesso vestito nuziale. Un mondo forse lontano nel tempo, ma ancora ben vivo nelle menti dei partecipanti.
Dicono di noi (Gazzettino di Treviso, edizione del 10 novembre)