Una voce fuori dal coro sul lavoro in RSA: la lettera della figlia di un’Ospite della Civitas Vitae Nazareth
Abbiamo ricevuto una lettera da parte della figlia di un’Ospite della nostra Civitas Vitae Nazareth, da lei spedita per conoscenza anche al Presidente della Provincia di Padova.
Sono parole toccanti, delle quali siamo profondamente grati, che ci danno ancora piu’ forza in questo momento. Ci pare bello condividerle.
“Gentile Direttore Fabio Toso mi sembra doveroso far conoscere la mia opinione sulla Residenza conosciuto come Nazareth dove è inserita la mia mamma .
Ho provato a far pubblicare la mia lettera ma senza risultato ad oggi. Evidentemente fa notizia solo chi si lamenta o ha appoggi politici… quindi eccomi con un piccolo gesto a far conoscere ciò che penso
Sono stanca di leggere articoli di giornali dove quelli che si sono auto proclamati i rappresentanti dei familiari delle RSA sono in realtà rappresentanti di sé stessi. Non rappresentano me ed altri familiari. SI SCAGLIANO CONTRO LE RSA SENZA CONOSCENZA E SENZA TENER CONTO DELLO SFORZO CHE Si sta FACENDO PER PROTEGGERE I NOSTRI CARI e del fatto che il nemico, il Covid, ha una forza terribile e devastante.
Posso parlare con la consapevolezza datami dalla conoscenza della Residenza per anziani dove è inserita la mia (dolce) mamma, l’Opera Immacolata Concezione conosciuta come Nazareth di Padova . Ad oggi NON sono presenti ospiti con Covid questo grazie allo sforzo di tutti , so che in altre residenze non è così. (Ma queste persone non vanno al momento a creare numero ai Pronto Soccorso già in grosse difficoltà?) Da subito hanno attivato tutte le norme indicate dal DPCM, dalle indicazioni regionali e dall’asl con le quali sono in contatto quotidiano. I protocolli vengono seguiti alla lettera.
La scelta di inserire la mamma in questa residenza, dopo accurate ricerche e visite in molte altre residenze per anziani, è stata una scelta meditata per lungo tempo, non facile da prendere per l’iter richiesto, senza dire poi dell’aspetto personale di dover affidare il proprio genitore ad altre persone avendo fiducia del loro operare.
All’interno della Residenza mi conoscono, sono una persona attenta e critica, mai una critica volta alla denigrazione di chi lavora, ma sempre al miglioramento. Ad oggi affermo che gli operatori che si prendono cura di mia mamma sono diventati parte della mia famiglia.
Fin dall’inizio ero consapevole che entrare e in una comunità che non significava annullamento della propria individualità. Ed oggi ho la conferma di questo. Ero consapevole che avrei dovuto collaborare nella gestione della mamma, perchè fare questa scelta non significava delegare e girarsi dall’altra parte, ma essere presenti per le cose che rimangono da gestire per noi familiari e collaborare con le persone competenti per ciò che riguarda l’accudimento all’interno della struttura. La mamma è accudita da un medico, dalle infermiere, dagli operatori socio sanitari.
Io non posso dimenticare che il cuore del Nazareth è la Direttrice Monica Giacon, che in questi mesi lavora senza sosta e risponde a tutti, al responsabile socio sanitario il sig Roland Ceka che è sempre presente (che penso tamponi anche i gatti,) alla prima operatrice del reparto dove è inserita mamma la sig Adriana con tutte le Oss, le educatrici, e la Psicologa la dott.ssa Lucia Prencipe, il fisioterapista il Sig. Andrea e tutti coloro che sono negli uffici, nelle cucine …. troppi da elencare… e tutti contribuiscono a far funzionare questa comunità. Nessuno vuol negare che nel periodo della prima chiusura totale le persone ospiti, non abbiano sofferto e anch’io nel non vedere la mamma stavo male ma hanno cercato di farmela vedere con le video chiamate e successivamente con visite limitate e senza contatti. Inoltre in quel periodo per tutti gli ospiti che presentavano criticità mediche ci hanno permesso le visite dei loro cari.
Parlo con consapevolezza perché la mia mamma stava per morire e io ho potuto starle vicino anche se bardata con uno scafandro. Abbiamo potuto darle le cure necessarie sentendo i suoi specialisti dall’interno, senza esporre mamma e senza andare ad aggravare una situazione sanitaria già in emergenza.
Poi hanno strutturato le visite a distanza, certo dovevamo puntare molto sullo sguardo e, per me che sono fortunata, con delle canzoni dei tempi di mamma. Bisogna essere ben consapevoli che l’osservanza attenta e precisa dei protocolli sta evitando che i nostri cari muoiono come topi! Ora ancora una volta la residenza ha chiuso prima degli altri con velocità senza mai mancare a tutte le norme di sicurezza. Hanno messo in atto un programma di visite in sicurezza per farci vedere i nostri cari su appuntamento, dando la precedenza agli ospiti più bisognosi da un punto di vista medico o affettivo- psicologico. Aggiungo che hanno predisposto delle stanze per l’isolamento ed equipaggiate come delle terapie intensive.
Io, se non fossi supportata da questa “Casa”, essendo da sola non potrei farcela e sono sicura che una carezza, un sorriso in più in questo brutto periodo in cui non posso essere sempre presente, qualcuno, anzi più di qualcuno delle tante persone che si alternano nella giornata di mamma lo da al posto mio. Oggi che sono stata tra le prime a vedere mamma, una delle cose che mi ha detto è stata :” e qua i me voe tutti ben” Grazie! a tutti loro per farmi sentire meno sola con la mia mamma accudita.”